Katie - 2

Questi bifolchi non hanno la minima idea di come si tratta un signora, pensava la piccola Katie, mentre, scomodamente legata ad un albero morto si dispondeva a trascorrere un’altra notte all’addiaccio. Non che si fosse aspettata trattamenti di riguardo, beninteso: in fondo quei quattro erano rapinatori di banche scappati fuori da chissà quale inferno; lei invece era solo una giovane donna cresciuta dalle suore.

Del resto se l’era voluta. La rapina era avvenuta solo quattro giorni prima: una volta prelevato il denaro della banca, uno dei malviventi aveva ordinato ai suoi complici di prendere un ostaggio per coprirsi la fuga. Poiché stavano per prendere la povera signorina Torrance, Katie si era eroicamente offerta di prenderne il posto. E nonostante tutto non si era ancora pentita di quella scelta. Tutt’altro: ciò che Katie pativa lo stava risparmiando alla sua amica. Questo pensiero le dava forza.

Del resto sarebbe potuta andare peggio, pensava, arrossendo di vergogna. Erano uomini forti e bramosi, e lei così vulnerabile… Ma fino a quel momento nessuno aveva concretamente attentato alla sua virtù; benché non fossero mancati discorsi sboccati e apprezzamenti volgari ben oltre i limiti della decenza nessuno di quei quattro era ancora andato oltre qualche manata un po’ troppo pesante sul sedere. E poco più, a dire il vero. Ma ringraziava il Cielo, naturalmente.

Katie sopportava tutto col religioso spirito dei martiri. Sopportava lo scarso cibo e quell’orribile caffè che sapeva di fogna. Sopportava le loro carezze oscene, quando la portavano in sella mettendola avanti, durante quelle massacranti cavalcate sotto il sole. Sopportava di non sapere se e quando l’avrebbero lasciata andare, ma soprattutto sopportava che la tenesseo legata come un capretto per gran parte del tempo, benché non ve ne fosse alcun bisogno. Dove avrebbe mai potuto scappare, in mezzo a quelle terre sconosciute e selvagge, lei che mai in vita sua aveva messo piede fuori dalla cittadina di Tucson?

Poteva far fronte a tutto, la giovane Katie, tranne ad una cosa: alla loro grossolana, ridanciana, ridicola mancanza di un minimo di buone maniere, una sia pur pallida traccia di un qualsivoglia  residuo di galanteria.

Pochi minuti prima, per esempio, dopo che avevano finito di legarla ben stretta per la notte, lei aveva chiesto: - Potrei avere qualcosa per coprirmi, per favore? La notte ho un po’ freddo e...

Uno di loro, con un sorriso ebete, si era tolto il suo cappellaccio e glielo aveva calcato ben bene in testa. - Va meglio? - aveva chiesto, e tutti e quattro, evidentemente ubriachi, avevano riso fino alle lacrime. Il cappello puzzava di sudore. Poi, senza attendere risposta, le avevano spinto in bocca il solito straccio rimasticato, e per buona misura vi avevano sovrapposto un ulteriore strofinaccio lercio, annodandolo bene dietro la testa. Eccola sistemata.